Parte la raccolte firme per la petizione popolare. Il referendum sull’acqua va rispettato. Astea deve ridurre le bollette del servizio idrico.
Nonostante il Referendum del 2011 in cui il popolo italiano ha sancito a gran voce che l’acqua è un diritto di tutti e non una merce da vendere per il profitto di pochi, Astea S.p.A. sta continuando ad addebitare illegittimamente sulle bollette degli loretani la quota relativa al 7% della remunerazione del capitale investito abrogata dal Referendum.
Il Movimento 5 Stelle di Loreto ha dato il via ad una raccolta firme per una petizione popolare indirizzata al Sindaco Paolo Niccoletti, in cui chiede all’Amministrazione Comunale di attivarsi al più presto presso le sedi competenti per scomputare la remunerazione del capitale investito dalle bollette idriche di Astea S.p.A. e restituire il maltolto ai cittadini.

Apprendiamo dalla stampa locale che molte famiglie e aziende di Loreto sono a rischio di distacco dell’utenza idrica poiché non sono in grado di far fronte a quanto loro richiesto in bolletta. Anche questi cittadini morosi dovranno essere rimborsati e Astea S.p.A. potrebbe evitare il distacco ricalcolando gli importi in maniera corretta. Infatti ci chiediamo: queste persone sarebbero state in grado di pagare, se non fosse stata indebitamente addebitata la quota relativa alla remunerazione del capitale investito?
Ce lo chiediamo oltretutto perché l’ammontare di questa quota nelle nostre bollette è un mistero imperscrutabile. Provate a trovarla. E’ impossibile! Infatti non è indicata da nessuna parte ed è camuffata in mezzo ad altre mille voci che non fanno altro che confondere le idee. Insomma: trasparenza zero! Provate a chiedere a tutti gli enti implicati come viene calcolato questo 7%; i vari funzionari vi diranno che non lo sanno neanche loro. ASTEA, AATO3, Autorità per l’energia si “palleggiano” le responsabilità, le competenze, i tempi di attuazione, le modalità di calcolo: un muro di gomma a protezione degli interessi privati contro cui il cittadino vede respinto il suo sacrosanto diritto alla restituzione dei soldi di cui è stato defraudato dal luglio 2011 ad oggi, senza neppure poter sapere quant'è l’ammontare del proprio credito.